venerdì 31 agosto 2007

Alitalia, may-day

Care amiche/amici, Come avrete sentito negli ultimi mesi (all'incirca da novembre dicembre) i mass media hanno evidenziato il problema Alitalia, colpita da una turbolenza dovuta da una serie di decisioni sbagliate dei politici che si sono trovati tra le mani la gestione della compagnia di bandiera, politici troppo spesso impeganti a spremere le risorse del paese piuttosto che pensare a finanziare la ricerca, favorire uno sviluppo industriale puntato sull'innovazione e non sul lavoro nero e le tangenti. Nel 2006, il bilancio di Alitalia ha prodotto ben 2.000.000 di euro di perdita ogni giorno, per un totale di 730.000.000 di euro di perdite. Ma la cosa non sconvolge così tanto se si visualizza il curriculum del suo ultimo a.d., Giancarlo Cimoli. Egli aveva già avuto il compito di risollevare le finanze delle Ferrovie dello Stato, incarico conferitogli dal Governo Prodi del '96, con risultati, nell'arco di 8 anni, disastrosi sia dal punto di vista finanziario che dell'efficienza del servizio (che hanno portato l'attuale a.d. Moretti a richiedere un aumento di capitale e di poter innalzare il prezzo dei biglietti), una cosa interessante da far notare è che ha ricevuto, per il suo brillante servizio, l'interessante cifra di 6 milioni e 700.000 euro come buona uscita. Prima di continuare, bisogna specificare che la proprietà delle ferrovie è competamente statale, quindi perdite e buonuscita di Cimoli sono stati pagati /saranno pagati, con denaro pubblico. Nel 2004 Cimoli viene trasferito alla dirigenza di Alitalia, sempre con il compito di risollevarne le sorti traballanti sul bordo del precipizio, da lì al 2006 è riuscito ad aumentare le perdite registrate dino a toccare le cifre record, ottenendo come unico risultato positivo di in una compagnia in profondo rosso come Alitalia, una retribuzione di quasi 3 milioni di euro. Da allora ad oggi il Governo ha cercato di vendere Alitalia, cosa non facile, specie se non si può approvare alcun piano industriale che porti ad una riduzione di personale e di mezzi (cosa logica per qualsiasi altra compagnia dotata di propri mezzi e unomini) senza che i sindacati incomincino ad affilare i coltelli degli scioperi (coltelli a doppio taglio che, secondo il mio modesto parere, hanno contribuito, almeno in parte, a determinare l'attuale situazione. Il nuovo piano industriale, prevede: -aumento di capitale consistente (che servirebbe a ripianare in parte le perdite. Investimenti a fondo perduto che provengono dalle tasche di noi contribuenti). -ridimensionamento dello scalo della Malpensa e incremento sullo scalo di Fiumicino. -riduzione del personale ( connessa alla proposta del ministro bianchi in termini di personale con i sindacati, che prevede l'impiego di altri mezzi finanziari, che potrete trovare qui). Concludendo, il mantenimento in vita di Alitalia è un prezzo troppo alto da pagare e il conto spetterebbe ai contribuenti. In altri tipi di imprese, si sarebbe già operata la liquidazione, ma qui si insiste con tenere attaccato il respiratore artificiale, su consiglio di sindacati e potentati. Il problema sociale connesso alla liquidazione, quello dei licenziamenti, potrebbe essere molto più facilmente risolto con l'utilizzo di appositi ammortizzatori sociali connessi ad un progetto di ampliamento di altre compagnie nazionali (vedi AirOne o una nuova che sorga dalle ceneri di Alitalia, così come è successo alla Swiss-air), che costerebbero sicuramente meno di queste "cure" ricostituenti, specie se il medico si chiama Cimoli.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Paolo sono Adam...
Sono convinto che se tu fossi figlio di un padre che lavora in Alitalia non parleresti così facilmente di chiuderla o tantomeno di formarne un'altra dalle sue ceneri. Non è un videogioco, che anche se perdi la vita puoi caricare di nuovo, qui stiamo parlando di oltre ventimila famiglie (quindi parliamo di circa 80mila persone).
Non si può pensare di mandare a casa tutti anche con ammortizzatori sociali.
Il problema , come in quasi tutti i problemi del nostro paese, deve secondo me essere risolto alla base, alla dirigenza ed alla politica sbagliata e corrotta. Perchè di Cimoli in questo Paese se ne trovano a non finire.

Un saluto Adam

Economisti Invisibili ha detto...

La questione è sicuramente complessa, io fornisco alcuni spunti di riflessione:
- l'enorme mole di dipendenti pubblici di assunzione "politica" degli anni 80 grava oggi sulle spalle dei giovani (enorme debito pubblico, inflazione, scarsità di posti di lavoro pubblici)
- Oltre alle ben note colpe del management, va detto che i dipendenti Alitalia hanno massivamente contribuito al fallimento economico della società: stipendi faraonici, benefici estesi anche ai familiari, scioperi reiterati.
- A "mangiare" ai danni di Alitalia è stata anche l'enorme mole di fornitori che hanno spesso vissuto alle sue spalle.

La parte critica è, al solito, molto più semplice della parte propositiva: io direi liquidazione controllata della società, saldando tutti i debiti con la cessione delle immobilizzazioni. Con quegli stessi soldi garantire un adeguato fondo cassa integrazione ai dipendenti, insieme a procedure di reinserimento nel mondo del lavoro (non dovrebbe essere difficile).

Econ.Inv.